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sabato 9 maggio 2009

IL VIAGGIO DEL PAPA IN GIORDANIA

Benedetto XVI in Giordania, in un paese arabo. La portata della notizia ci scatena un'irrefrenabile gioia, perché sicuri di quanto si sia operato dal Concilio Vaticano II in poi in termini di riavvicinamento progressivo, lento ma inesorabile, comune nella direzione dell'unità delle tre grandi religioni monoteistiche. Una l'ispirazione. Come a riconoscersi a vicenda. Come a volere affermare al mondo che la possibilità concreta di un ritorno ad una religione autentica e pura si stia avverando. Soprattutto in tempi così disastrosi il segno di speranza che fiorisce nel deserto, ad Amman, diventa allora un motivo di coesione.
Vedere un Papa sorridere in una moschea musulmana non vi pare gioviale, altamente positivo per i destini del mondo? Non possiamo forse affermare che il Cristianesimo, proprio per merito dei suoi nemici ed oppositori laici, ha rinnegato gran parte del proprio fariseismo ed a faticosamente iniziato la via della propria missione?

Farò però almeno due semplici considerazioni, dopo tutto questo entusiasmo.
Domande che sorgono ve ne sono molte: come sarà accolto in Israele? Non di un secolo fa ma dell'altro giorno sono le esternazioni israelitiche contro la cristianità. Domanda due: cosa produrrà? Causa, fatto e conseguenza, proprio come impariamo nella logica della scuola media.

Questo Papa teologo deve sapere mettere da parte la propria "autostima", la propria "dottrina" per aprire il proprio cuore, ed il cuore di milioni di fedeli con lui, alle comunità araba ed ebrea.
Oggi le nostre moderne società multietniche ci aiutano. Le idee medioevali della religione come uso della violenza per legittimare un proprio culto, sono oramai passate.

La Giordania, luogo della morte di Mosè (sul monte Nebo), dell'inizio della predicazione di Giovanni Battista, del battesimo di Gesù e della sua vita pubblica, può dunque essere la fine dell'ethos comunitario e l'inizio dell'ethos intercomunitario.

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NUOVO CRISTIANESIMO

Chi crede in me, non crede in me ma in Colui che mi ha mandato; chi vede me, vede Colui che mi ha mandato (Gv,12, 44-45)
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